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I

ILARIONE IL GRANDE E CIRILLO ALESSANDRINO

Nella notte stessa in cui fu unto patriarca, Ilarione si ritirò in preghiera nella Chiesa di San Michele. E venne presso di lui l'Arcangelo Michele e gli disse: "Parti da Alessandria e vai sul monte della Nitria perché questa è la volontà di Dio".

E Ilarione uscì a notte alta dalla Chiesa e si avviò verso il deserto e quando, dopo due giorni di cammino, giunse al monte della Nitria, appena egli smontò dal cammello, gli apparve l'Arcangelo Michele e gli disse: "Ritorna subito in Alessandria, poiché questa è la volontà di Dio". E Ilarione riprese la via di Alessandria e, quando vi giunse, ancora gli apparve l'arcangelo Michele e gli disse: "Scendi nelle vie della città e vai fino al porto e fatti assumere come carpentiere, poiché questa e la volontà di Dio" ed egli andò e si fece assumere, ma poiché non conosceva il mestiere, fu cacciato e non ricevette il suo salario e il popolo lo riconobbe e rise di lui e quando a sera Ilarione si ritirò nelle Chiesa di San Michele, venne l'Arcangelo e gli disse: "Ritorna in città e bussa a tutte le porte e grida a voce alta per le strade: - io  sono un uomo indegno -, perché questa è la volontà di Dio".

E Ilarione uscì per le vie di Alessandria e, bussando a tutte le porte diceva: "Io sono un uomo indegno" e molti lo schernivano e lo dileggiavano, e così accadde per tutta la notte.

Sul fare dell'alba, Ilarione ritornò alla Chiesa di San Michele e prostrato dinanzi all'altare diceva: "Perché, Signore, mi hai mandato nel deserto? Perché hai voluto che mi deridessero e mi schernissero per le vie della città? Ecco io ti servo con purezza di cuore e il mio popolo ride di me".

E Dio gli rispose: "Quest'oggi tu deporrai la mitria e il pastorale e dinanzi a tutto il clero ti spoglierai dei paramenti patriarcali e vestirai di sacco e andrai nella città di Tebe e lì vivrai della carità del tuo prossimo e nessuno saprà che sei stato Patriarca e a chi oggi ti chiederà spiegazione del tuo gesto tu dirai: - così è giusto -".

E in quella stessa mattina, fatto radunare tutto il clero in San Michele, dinanzi a gran folla di popolo, Ilarione depose la mitria e il pastorale e si vestì di sacco e a quanti, stupiti, gli chiedevano: "Perché, beato Ilarione, tu ci lasci?" egli rispondeva: "così è giusto".

E venne nella città di Tebe, dove nessuno lo conosceva e visse presso l'ospizio dei poveri di quella città.

E il Presbitero Cirillo fu unto Patriarca in età di cinquanta anni e l'Arcangelo Michele apparve a Cirillo e gli disse: "Vai nella città di Tebe, presentati a Ilarione ed egli ti insegnerà ciò che dovrai fare.

E Cirillo venne presso Ilarione e lo interrogò dicendo: "Beato Ilarione, il Patriarca Cirillo viene presso di te perché ti gli indichi qual’è la volontà di Dio", e Ilarione disse a Cirillo: "Santissimo Patriarca, tu vieni presso un uomo la cui fede vacilla per chiedergli qual’è la volontà di Dio, tu cerchi la forza presso un uomo debole e la scienza presso uno che è in preda alla confusione, allontanati piuttosto da me, prima che io ti insegni le vie del dubbio e dell'errore". E Cirillo rispose: "Da chi dunque andrò?", e Ilarione lo congedò dicendo: "Prega secondo la tua fede e ti sarà mostrato a chi dovrai rivolgerti".

E Cirillo pregò dicendo nel suo cuore: "Mostrami o Dio la tua volontà" e gli apparve l'Arcangelo Michele e così gli disse: "Chiedi a Ilarione qual è la volontà di Dio".

Ed ecco, all'alba del giorno seguente Cirillo andò da Ilarione e lo interrogò dicendo: "Ti prego, beato Ilarione, dimmi che cosa devo fare perché il mio spirito è smarrito" e Ilarione rispose: "Allontanati da me, Cirillo, perché tu sei il patriarca di Alessandria e Dio avrà forse compassione del suo popolo e ti salverà perché tu sei il pastore del suo popolo, ma io ero pastore ed egli mi mandò nel deserto e nel deserto ho detto fra me: - perché Egli mi ha mandato nel deserto, dove è solo morte e desolazione?- e poi mi ha fatto ritornare dal deserto perché il mio popolo ridesse di me ed ha voluto che io non fossi più Patriarca e che venissi a Tebe come un pellegrino, e gli ho chiesto il perché e non mi ha risposto e io non mi sono ribellato, non ho resistito alla sua volontà, ed ecco, le prostitute di Tebe ridono di me perché le mosche non abbandonano mai il mio volto, come fossi un animale immondo e contendo il mio pane agli accattoni ed essi mi percuotono e sputano verso di me e dicono: - vediamo se chi ti ha mandato tra noi saprà salvarti".

E Cirillo rispose: "Io so, beato Ilarione che Dio non abbandona mai quelli che hanno il cuore afflitto, egli dunque ti mette alla prova perché tu sia perfetto".

E Ilarione disse così: "Il nome di Dio è per me un suono senza significato, perché nessuna differenza io vedo tra il nostro Dio e gli idoli di pietra e di bronzo, perché quando li interroghi, essi non ti rispondono. Perché poi dovrei pregare un Dio che non mi ascolta, che è pronto a condannare e volge da te la sua faccia quando lo invochi?".

E Ilarione cominciò a gridare contro Dio dicendo: "Mi sono umiliato fino alla cenere dinanzi a Te e dinanzi al mio popolo, ho seguito la via della verità e della giustizia, ho vissuto con coscienza retta e cuore puro e Tu che cosa mi hai dato? Ho avuto da Te il silenzio del deserto e il bruciare del sole, la vergogna dinanzi al mio popolo. Tu sei ingiusto e il tuo nome è una voce senza significato, chinarsi dinanzi a Te è come adorare il nulla, poiché Tu giochi con le vite degli uomini e l'inganno della tua legge lega molti uomini, io ho scosso da me il tuo giogo e posso sollevare il mio capo, perché conoscerti è stata per me come la schiavitù di Mosè, ma ora io ho abbandonato le vie della paura e l'oscurità della legge. La mia anima è afflitta e cerca la morte perché so che essa non mi tradirà, perché ecco, io non sono più schiavo, ma libero".

E Cirillo si allontanò da Ilarione e pensava tra sé: "Costui bestemmia il nome di Dio e il fumo dell'empietà annebbia la sua vista". E Cirillo pregò nella notte perché gli fosse mostrata la via di Dio e venne da lui l'Arcangelo Michele e gli disse: "Vai da Ilarione e lascia che egli ti insegni la via".

E Cirillo all'alba del giorno dopo andò da Ilarione e ancora lo interrogò dicendo: "Beato Ilarione, conducimi tu sulla via di Dio".

E Ilarione gli rispose: "Io non conosco la via di Dio, ma verrò con te a cercarla perché tu me lo chiedi, perché Ilarione vuole che Cirillo trovi la sua pace". Ed ecco, essi si recarono dal vescovo di Tebe Eliano ed egli li accolse e fece loro molto onore, ma egli non conosceva le vie di Dio ed essi decisero di andare sul monte della Nitria e di interrogare l'Archimandrita del deserto e vennero presso di lui e Ilarione gli disse: "Venerabile Serapione, Archimandrita del deserto, il Vescovo Cirillo è venuto da me perché io gli indicassi la via di Dio e poiché io non la conosco, l'ho condotto presso di te perché certo tu saprai indicargli la via".

E il santissimo Serapione, Archimandrita del deserto, rispose: "La mia età è ormai giunta quasi a cento anni e da ottanta anni vivo nel deserto e mangio solo cibi crudi e prego ogni giorno perché Dio mi illumini, ma ecco, io non conosco le vie di Dio, e quando ho desiderato la pace ho avuto in eredità la miseria della mia anima e ho desiderato di compiere prodigi per i miei monaci e per il popolo tutto dell'Egitto e non li ho veduti: volevo alleviare le carestie e i figli degli uomini morivano dinanzi a me come mosche, desideravo sedare il tumulto del popolo ed esso si riaccendeva più violento. Ed ecco, quando io ero in città dicevo: - la vita della città non mi darà la pace, ma certo la meditazione del deserto mi soddisferà - e ora che sono nel deserto io mi chiedo: -  Quale frutto viene dai miei anni di preghiera?- E ho veduto monaci santi essere invasi dalle più atroci piaghe e uomini che compivano miracoli gettati nella desolazione, ed ecco, all'età di cento anni non ho ancora trovato la via di Dio, ma se voi desiderate veramente conoscere la volontà di Dio, mi unirò a voi e ovunque vi seguirò".

E Ilarione gli disse: "Io non cerco più la pace per me, ma desidero che il Patriarca Cirillo e l'Archimandrita Serapione trovino la loro pace, poiché Cirillo deve condurre il suo popolo e Serapione deve insegnare ai monaci le vie della perfezione. Andremo dunque dove tu ci condurrai".

E poiché Serapione sapeva che nel deserto di Sceti si era ritirato il giovane Massimo, che aveva fama di avere compiuto molti miracoli, Ilarione, Cirillo e Serapione si recarono nel deserto di Sceti e veduto Massimo in preghiera lo interrogarono dicendo: "Cirillo voleva conoscere la via di Dio e venne a chiederla ad Ilarione e Ilarione non seppe dargli risposta e lo condusse da Serapione e Serapione lo condusse presso di te, perché, beato Massimo, grande è la fama della tua santità e tu hai operato molti miracoli in terra di Alessandria".

E Massimo rispose dicendo: "Perché due venerabili padri della Chiesa di Alessandria e l'Archimandrita del deserto vengono da me? Come può la via di Dio non essere aperta dinanzi ai loro occhi? Seguite dunque la legge di Dio e troverete la pace e opererete miracoli".

Interrogò poi singolarmente ciascuno dei tre che erano venuti presso di lui e disse a Cirillo: "Se pregherai con tutto il tuo cuore, come potrà Dio non risponderti? E che potere avrà il demonio su di te che sei il pastore di Alessandria?" e rivolto a Serapione continuò: "Tu che sei come Mosè che guidò il popolo nel deserto e mi hai insegnato a condurmi sulla via della perfezione, come puoi venire presso di me e dirmi: - mostrami la via di Dio? -" e disse a Ilarione: "Come potrà Dio non ascoltarti, se tu, che eri Vescovo, ti sei umiliato fino ad essere l'ultimo degli uomini?". Ed ecco, né Cirillo né Serapione sapevano rispondergli, poiché il volto del beato Massimo era sereno, ma Ilarione gli disse: "Come potrò sperare se non vedo dove Dio mi conduce? Ecco ormai io penso di essere un uomo solo e Dio è per me un nome senza significato, perché egli non mi parla e mi conduce sul sentiero dell'afflizione".

E il beato Massimo gli rispose dicendo: "Tu sai che il beato Macario si chiedeva spesso: -A che giova la mia vita?- e così anche il santissimo Atanasio e il venerabile Pietro, ed essi non compresero neppure il senso del loro martirio, poiché da essi Dio volle la testimonianza del sangue e quanti vissero dopo di loro dissero: - ecco, questi erano uomini santi - E perché poi dovete temere il demonio ed essere tentati dalla via della disperazione? Ecco, quando il demonio viene presso di me egli mi teme perché io ho la pace nel cuore".

E Ilarione gli rispose: "Che cosa sai tu del demonio e della sua forza se non hai conosciuto il terrore della disperazione e vivi ancora la fede dei fanciulli? Che cosa ci insegnerai se non sei stato afflitto fino alla costernazione dell'inferno? Ecco tu hai una fede senza turbamento perché non hai ancora vissuto la tua grande prova. Come caccerai il demonio dinanzi a te, se egli divorerà il tuo cuore? E quando invocherai la voce di Dio ed egli non ti darà risposta, dove cercherai la tua certezza? E tu sei figlio della speranza, ma io sono cresciuto nell'angoscia e nello smarrimento. Che cosa potrai dirci tu, se non conosci neppure il significato di quello che dici e confondi la tua voce con quella di Dio e non sai distinguerla? A che giovano i tuoi miracoli, se essi non vengono dal pianto di sangue della tua anima? Essi giovano solo a confonderti e ad ingannarti e tu dici in te stesso: - ecco, io opero miracoli nel nome di Dio - ed è Satana che compie prodigi attraverso di te perché il tuo cuore si smarrisca e tu dica: - ecco, ho trovato la via di Dio -" e Massimo vide dietro Ilarione l'ombra di Satana e il Demonio prese corpo e si avvicinava sempre più a Massimo e gli tendeva la mano e Ilarione continuava a parlare dicendo: "Fino a che punto vuoi essere perfetto? Fino a non conoscere il potere del demonio? Fino a fare tacere la paura e l'angoscia nella tua anima? Ti accecherai per non vedere? Ti getterai dalla rupe per toglierti dall'inganno di questa vita?". E Satana fece venire molti spiriti dell'inferno ed essi guardavano Massimo con occhi di fuoco ed egli cominciava a sentire il calore della loro presenza e Ilarione diceva: "Io sono venuto per tentarti con un battesimo di fuoco! Scaccia dunque i demoni che sono intorno a te e dì loro: - ho la pace nel cuore -, grida perché Dio ti ascolti perché ecco: l'inferno ti circonda e io sono il laccio che prende il tuo piede e non lo lascia, io sono per te la pietra d'inciampo, io sono la freccia che ti spacca il cuore, io sono il nemico che conduce la tua anima sulla via della disperazione".

E Massimo pregò nel nome del beato Macario e non fu ascoltato, e ancora pregò nel nome del Santissimo Atanasio e non ebbe risposta e supplicò in nome di Dio di essere liberato, ma la voce di Dio tacque e Satana entrò nel suo cuore ed egli prese un sasso e lo scagliò contro Ilarione dicendo: "Taci uomo maledetto", e Ilarione cadde a terra colpito ad una tempia e Massimo provò un istante di refrigerio, ma Ilarione si risollevò e gridava contro di lui dicendo: "Fino a che punto vuoi essere perfetto? Fino a rinnegare la tua debolezza? Vuoi distruggere in me il profondo della tua anima? Ma io ti dico che Ilarione griderà dinanzi a te finché avrà vita" e Massimo si scagliò contro di lui con un sasso e gli fracassò la testa e si lordò tutto di sangue, e Serapione disse a Cirillo: "Ecco il potere di Satana, ecco come egli vive anche negli uomini del deserto, egli si annida nel profondo del loro cuore ed essi non lo scacciano ma lo coprono di santità e di buone opere e per questo non sono tentati, ma quando egli è padrone di loro li accende di questa follia".

Dopo che ebbe ucciso Ilarione, Massimo fu preso da grande terrore e diceva nel suo cuore: "Perché, Dio mio, perché?" e non trovava risposta ed era posseduto dal demonio e Satana gli mostrò il flagello della pestilenza, le piaghe della guerra e della malattia, l'afflizione del giusto che viene torturato, la gioia degli empi e la morte atroce dei figli di Dio, poiché pensava che Massimo sarebbe stato tentato nella disperazione e si sarebbe perduto. Ma egli invocò i santi martiri di Eliopoli, pregò nel nome di Atanasio e di Macario e nel nome stesso di Dio e non fu liberato, ma ecco, volse lo sguardo sul corpo sfigurato di Ilarione e supplicò che Dio lo liberasse per i meriti di Ilarione e fu liberato e Satana si allontanò da lui.

E Massimo cominciò a piangere dinanzi a Cirillo e a Serapione dicendo: "Io ho martirizzato un uomo santo che mi mostrava la via di Dio, abbia il Signore pietà della mia anima".

E Cirillo e Serapione vollero che il corpo di Ilarione fosse chiuso in una cassa di cipresso perché nessuno vedesse il volto sfigurato di colui che era stato Patriarca di Alessandria e si radunarono quasi mille monaci e l'Archimandrita disse loro: "Accompagniamo nella sua città il corpo di Ilarione, che fu Patriarca e per la volontà di Dio si fece ultimo fra tutti gli uomini ed è morto come un uomo santo per insegnarci le vie di Dio".

Ed ecco, si avviarono verso la città di Alessandria e i monaci più venerati del deserto consideravano un onore potere portare la cassa di Ilarione, e la portarono in sei, di notte e di giorno e andavano cantando per i sentieri del deserto con le fiaccole accese e vennero a Tebe e il Vescovo Eliano si unì a loro con molto popolo e arrivarono senza soste in Alessandria e deposero la cassa di Ilarione dinanzi all'altare e la Chiesa di San Michele poteva contenere a stento il clero, i monaci e il popolo di Alessandria e di Tebe e Cirillo salì all'ambone della cattedra e così disse: "Che cosa abbiamo visto nel deserto? Non abbiamo visto un uomo vestito di morbide vesti, perché quelli che sono vestiti di morbide vesti stanno nei palazzi dei re. Io vi dico che noi abbiamo veduto un profeta e anzi più che un profeta, egli è colui del quale è scritto: - Io mando dinanzi e te il mio eletto perché egli prepari la via dinanzi a te - Egli è la voce di colui che grida nel deserto: - raddrizzate le vie di Dio, rendete piani i suoi sentieri, perché ogni valle sarà colmata e ogni monte sarà spianato - ma gli uomini duri di cuore non lo hanno compreso ed egli ci ha lasciato la testimonianza di sangue ed ecco, i nostri occhi si sono aperti e noi abbiamo compreso quanto ardua e difficile fosse la via della salvezza. Ilarione fu patriarca in Alessandria per un solo giorno e Dio volle metterlo alla prova col tormento e con l'afflizione e volle che lasciasse il suo seggio e si ritirasse per essere l'ultimo dinanzi agli uomini, ma Dio lo chiamò ad essere il primo e gli concesse la corona perfetta del martirio, perché sta scritto: chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato" e ancora è scritto: “se il grano non muore non porta frutto, ma se muore porta molto frutto” e spiegò al popolo la vicenda di Ilarione e poiché il popolo mormorava contro l'uccisore di Ilarione, Cirillo, indicando il beato Massimo disse: "Voi conoscete i miracoli operati in Alessandria dal beato Massimo ai tempi del Patriarca Pietro, ed ecco, Dio ha permesso che egli cadesse nelle mani di Stana ed egli ha lordato le sue mani nel sangue dal santo Vescovo e lo ha martirizzato perché sta scritto: i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi. Ed ecco, io ve l'ho detto: chi ha orecchio per intendere intenda".

E sorse tra il popolo un grande mormorio, poiché essi non comprendevano come il beato Massimo avesse potuto compiere un gesto così scellerato.

E Massimo salì all'ambone e gridò il suo peccato davanti al popolo dicendo: "Ho conosciuto il tormento degli uomini giusti, il demonio ha posseduto la mia anima ma il santo Ilarione mi ha liberato. Io che gli avevo additato come meta perfetta la via del martirio sono stato il suo carnefice, ho lavato le mie mani nel suo sangue e sono stato purificato e ora conosco la potenza di Satana e quando vedrò un uomo abbandonato alla sua disperazione piangerò con lui e gli dirò: - ecco, io conosco la tua croce -. E io vi dico che sono stato rigenerato e da questo battesimo di sangue è nato un uomo nuovo, scese quindi presso la cassa di Ilarione e così continuò: "Da oggi il mio nome non sarà più Massimo, ma sarò chiamato Ilarione il piccolo, in memoria di colui che ho martirizzato, perché ecco, Ilarione il grande fu patriarca per un solo giorno e indicò la via di Dio a quanti credevano di essere perfetti.

E Cirillo volle che Ilarione fosse sepolto presso la tomba del santissimo Pietro nel chiostro di San Michele, in un grande sepolcro di marmo posto sopra un piedistallo prezioso e sulla tomba fu posta una lapide che recava il solo nome di Ilarione ed un segno di croce e grande fu in ogni tempo la fede che il popolo ripose in lui e Ilarione il Grande, che era stato Patriarca per un solo giorno, fu venerato in Alessandria più del beato Stefano che aveva regnato per trentacinque anni. Ma ecco, pochi giorni dopo la morte di Ilarione, anche il patriarca Cirillo fu accolto nel seno di Abramo ed egli, secondo la sua volontà, fu sepolto nel chiostro di San Michele, presso la tomba del santissimo Ilarione, ma in un sepolcro scavato sotto il livello del pavimento che si distingueva per una piccola lapide di marmo ove era tracciata una croce e il solo nome di Cirillo. Ma gli alessandrini rimasero stupiti della umiltà di Cirillo e vollero che il santissimo Ilarione e il Patriarca Cirillo fossero venerati congiuntamente, e il popolo ottenne che le due lapidi fossero tolte dalle loro sedi e che si ponesse al centro fra le due tombe una sola lapide con un segno di croce e con la scritta: “Ilarione e Cirillo patriarchi alessandrini”.

 

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